47 imbarcazioni proseguono verso Gaza per rompere il blocco navale imposto da Israele. La testimonianza dello skipper Stefano Bertoldi
Nella notte tra il 23 e il 24 settembre la flottiglia umanitaria Global Sumud diretta verso Gaza è stata attaccata al largo della Grecia da droni che hanno causato danni a diverse imbarcazioni e messo in pericolo i volontari a bordo. L'Organizzazione delle Nazioni Unite e l'Unione Europea hanno aperto un'inchiesta mentre Italia e Spagna hanno inviato navi militari nell'area per eventuali operazioni di soccorso. Navi che però finora non si sarebbero ancora viste, secondo quanto testimonia in un video accorato Stefano Bertoldi, lo skipper di Zefiro, una delle barche colpite della flotta.
Secondo i testimoni gli attacchi sarebbero stati effettuati con dispositivi esplosivi e incendiari, sostanze chimiche urticanti e con l'interferenza dei sistemi di comunicazione. La flottiglia aveva già subito attacchi simili il 9 settembre al largo di Tunisi, con cinque imbarcazioni colpite da droni.
Nonostante ciò 47 barche a vela stanno navigando alla volta di Gaza. "Non avremo nessun tipo di difesa – ha dichiarato Bertoldi - non saremo scortati, speriamo che la Spagna faccia il suo e non faccia come il suo collega Crosetto che ha annunciato che eventualmente raccoglierà e soccorrerà i feriti".
La Confederazione Generale del Lavoro degli ufficiali della marina mercantile francese ha chiesto al governo di Parigi protezione efficace per gli equipaggi, mentre la premier italiana Giorgia Meloni ha condannato gli attacchi definendo però l'iniziativa del gruppo umanitario "irresponsabile" e "pericolosa". Le ha fatto eco, pur elogiandone lo spirito, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha invitato le imbarcazioni a consegnare i beni trasportati a Cipro per farli poi recapitare a Gaza dal Patriarcato Latino di Gerusalemme.
Israele ha ribadito che non permetterà violazioni del blocco marittimo proponendo alla flottiglia di consegnare gli aiuti umanitari in porti di paesi vicini per il successivo trasferimento a Gaza. Diversa, naturalmente, la posizione del gruppo umanitario che, in contrapposizione alla narrazione degli aiuti, chiarisce che il suo obiettivo non è "portare pacchi", ma è politico e consiste nel rompere il blocco navale imposto da Israele: "l'assedio - ha dichiarato Stefano Bertoldi - deve finire, il genocidio deve finire, e la vita degli attivisti pacifisti non armata deve essere tutelata".