Miranda V, la barca di BOLINA, riprende l’oceano verso Ovest dalla Polinesia alle Fiji.
La barca della redazione di BOLINA, Miranda V, riprende il suo viaggio in Pacifico. Eravamo giunti a Raiatea, l’isola della Polinesia francese, nel maggio del 1997. Questo scalo, a 90 miglia a Nord Ovest di Tahiti, venne scelto perché dista circa 10.000 miglia da Roma: un meraviglioso “pretesto” per festeggiare i dieci anni di pubblicazioni (mille miglia per ogni anno) di BOLINA. Nei tre anni trascorsi in quelle isole la barca è stata rimessa a nuovo. Lavori forzati, quelli che hanno visto la sostituzione dell’albero e del sartiame, a causa di un uragano che nel 1998 scaraventò la barca a terra dal suo invaso producendo danni allo scafo e distruggendo il vecchio albero. Opere di normale aggiornamento, invece, quelle per l’ottimizzazione dell’impianto elettrico, l’installazione di un radar e di un telefono satellitare marino. Quest’ultimo, insieme allo Standard C, ci consente di mantenere un collegamento efficiente con l’Italia in qualsiasi momento e da ogni punto del globo. Ora è giunto il tempo di riprendere la navigazione. Non che il paradiso della Polinesia ci abbia stancato, affatto, ma è giusto tornare a respirare i venti portanti, riascoltare la melodia dell’onda oceanica 24h su 24, e andare alla scoperta di nuove isole. I venti nella fascia equatoriale del Pacifico spingono tutti verso Ovest e la rotta si può scegliere guardando sulla carta nautica le tante isole davanti alla nostra prua. Isole da evitare o dove fare uno scalo. Nel Pacifico centrale, a Ovest dalle Isole Sottovento della Polinesia (Raiatea, Bora Bora, Huahine, Maupiti, Mophelia), c’è un tratto di oceano sgombro di terre e, dopo circa 4-500 miglia, si notano tre o quattro isole sparse. Tra questi c’è Suwarow, un atollo delle Northern Cook, largo circa 11 miglia, lungo 6, e distante 200 miglia dalla terra più vicina. L’atollo venne scoperto nel 1814 dalla nave oceanografica russa Suwarow e il suo comandante lo battezzò banalmente come la sua nave. E banale è anche il nome dell’ingresso alla sua laguna, Entrance Island, così pure l’ancoraggio, Anchorage Island e una serie di sei isole allineate sul reef che si chiamano The Seven Islands. Può darsi che questo piccolo puntino sperduto nell’oceano sia simile a molti altri, eppure Suwarow è diventata un’isola-simbolo per i navigatori girovaghi di tutto il mondo. Fu lì che si fermò per sedici anni, tra il 1952 e il 1978, a vivere da eremita un neozelandese, Tom Neale. L’uomo sperimentò sulla propria pelle la sopravvivenza in un ambiente dove le noci di cocco e il pesce delle laguna sono le uniche risorse. Anche il navigatore francese Bernard Moitessier soggiornò a lungo a Suwarow in compagnia di Neale, affascinato dalla vita selvaggia su un atollo. Bastarono questi due nomi per far diventare l’atollolaboratorio una leggenda. E quando l’eremita di Suwarow non era sulla sua isola, i pochi visitatori trovavano la sua casa aperta e un quaderno di raccomandazioni in bella vista. Chiedeva di piantare alberi da frutta, di pulire il cortile, riparare la grondaia e dare da mangiare alle galline. Per molti anni, soprattutto grazie all’impulso che diede Moitessier scrivendo articoli su varie riviste francesi e americane, gli equipaggi delle rare imbarcazioni che si fermavano a Suwarow rispettarono le disposizioni del padrone di casa. Neale è scomparso nel 1977 all’età di 77 anni vittima di un cancro ai polmoni. Anche Moitessier è stato intercettato da un tumore, ma il loro messaggio è rimasto e chi fa sosta in quell’isola in un certo senso rende omaggio a questi due uomini liberi. Dov’era la casetta di Neal oggi c’è l’abitazione di una famiglia di custodi che qui trascorre otto mesi l’anno rientrando a Rarotonga nel periodo dei cicloni. Dopo Suwarow Miranda V riprenderà il viaggio verso Ovest. Tempo meteorologico permettendo, le possibilità di fermarsi tra l’atollo e le Fiji sono numerose.L’atollo di Suwarow dove per sedici anni visse Tom Neale sperimentando la sopravvivenza in un’isola deserta. Guardando sulla solita carta nautica, vediamo poco a Sud le isole Tonga e il suo arcipelago a Nord, le Vava’u. Questo potrebbe essere lo scalo intermedio, dove dopo un periodo di soggiorno selvaggio nell’atollo potremo fare rifornimenti di acqua e cambusa. Vava’u Group è un arcipelago che si trova all’estremo Nord delle Tonga. Di queste isole abbiamo descrizioni discordanti. Dal “è un posto splendido, un paradiso di spiagge bianche e palme”, al “è una schifezza, piove sempre, le isole non dicono nulla”. Andremo a verificare e relazioneremo ai lettori. Poi il nostro viaggio riprenderà