Damien. Iceberg e mari australi

di: Gérard Janichon - Anno: 1980


Damien. Iceberg e mari australi

«... non cambierò mai, lo so... Sarò sempre così, non cambierò mai, ne sono sicuro, nonostante gli uomini, le amicizie, gli amori, gli anni e la paura del loro trascorrere... tornerò al mare, sempre, non sarà cambiato e non sarò cambiato... va, viene e ricomincia... l'abbandonerò, andrò verso la terra e i deserti, ma tornerò a morirgli vicino e sarà là e io sarò là, entrambi fedeli al nostro patto...»

Mentre nelle strade di Francia decine di cortei, migliaia di persone sfilavano in nome della libertà e della fantasia al potere, in un capannone di La Rochelle due ragazzi, Gérard Janichon e Jérôme Poncet, con l'aiuto di un amico – senza urlare, né scandire slogan – quella libertà se la stavano costruendo, chiodo dopo chiodo, franco dopo franco. Il suo nome era Damien: un cutter di 10 metri, costruito in legno lamellare e di eccezionale robustezza. In quella barca Gérard e Jérôme identificavano la loro voglia di «giocare a pallone con il mondo» e una libertà irrealizzabile sulla terraferma.

Dopo anni di fatica, intuizioni geniali, espedienti e tanta faccia tosta, il 25 maggio 1969 partirono per quello che sarebbe diventato uno dei più fantastici viaggi compiuti da una barca da diporto: 55.000 miglia dallo Spitsberg all'Antartide. Tra le gioie e le fatiche della navigazione, grazie alla loro intelligenza, curiosità e capacità di comunicare, i due giovani vivono la geografia, la storia e la realtà sociale dei paesi e dei popoli che incontrano lungo le loro rotte. 
La loro amicizia si esprime attraverso la contrapposizione tra i loro caratteri diversi e complementari: Gérard, artista dotato di una notevole capacità comunicativa, e Jérôme, artefice di invenzioni tecniche straordinarie frutto di una mente ardita e visionaria. La parte del trascinatore spetta a Jérôme: è lui che spinge il Damien, sulle orme dei grandi esploratori del passato, verso il Grande Nord, l'Amazzonia, l'Antartide; Gérard, invece, è l'indispensabile spalla, colui che, organizzando le visioni dell'amico, ne permette la riuscita.

In questo secondo volume i due protagonisti narrano la navigazione antartica, la lotta con il freddo, il ghiaccio e le tempeste, l'esaltazione dell'estremo, la grandezza della solitudine assoluta. Scrivono pagine bellissime di ricerca interiore, di analisi su un mondo rifiutato e su quello positivo che ovunque e comunque esiste; pagine colte sull'epopea della conquista dell'Antartide, pagine di poesia sull'incanto di quella natura inospitale. 
Damien è la storia sempre attuale di una navigazione profonda e ottimista tra le onde del mare e della vita.



Tags: Damien, autodistruzione, esplorazioni, Antartide, Sudamerica



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